I dati della recente relazione del Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze riportano l’esistenza in Italia di circa 136.000 pazienti in carico ai SER.D., rispetto ai quali si suppongono essere almeno 90mila quelli HCV positivi.
I consumatori di sostanze rappresentano una priorità di trattamento per un duplice ordine di motivi
- Costituiscono il maggior serbatoio di diffusione del virus (un PWID – person who injects
drugs – può infettare entro 3 anni dal contagio almeno 20 altri consumatori); - I farmaci antivirali DAA – Direct Antiviral Agents – risultano altrettanto efficaci anche in questa fascia di popolazione. Al contempo, esistono alcune barriere che impediscono l’identificazione e la presa in carico
dei pazienti con dipendenze affetti da HCV; - Ridotta capacità di prendere in carico un paziente con HCV in maniera integrata, con il supporto delle diverse figure specialistiche coinvolte, e in modo olistico;
- Mancanza di una visione “moderna”: i Ser.D. devono avere un ruolo di sanità pubblica per rispondere ai bisogni dei pazienti con un quadro clinico complesso e delineare un sistema di presa in carico “integrata” del paziente con dipendenze affetto da HCV.
Per raggiungere l’obiettivo auspicato di emersione e trattamento del virus HCV nella popolazione con dipendenze da sostanze è necessario promuovere un’azione parallela volta a ridisegnare il ruolo dei SERD nel contesto di sanità pubblica.
Qual è il ruolo attuale dei SERD in un ambito caratterizzato da un così elevato grado di
complessità clinica? Quali sono le strategie per eradicare l’infezione da HCV, nel più ampio contesto di sanità pubblica? Come offrire al paziente un percorso di trattamento adeguato alle sue molteplici
fragilità?