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20 Agosto 2024

“Servus inutilis”: l’impegno politico di un costruttore di pace

Articolo di Paolo Alli - Ilsussidiario.net 20 agosto 2024

Il 19 agosto 1954 moriva Alcide De Gasperi. Nel settantesimo anniversario, la Fondazione a lui intitolata, presieduta da Angelino Alfano, mette in campo un programma di iniziative con lo scopo di attualizzarne la figura, il pensiero e l’opera.

Anni fa, quando gli fu chiesto quale politico fosse l’erede di De Gasperi, Giulio Andreotti rispose: “Eredi di De Gasperi sono tutti gli italiani, che gli devono la libertà e la democrazia”.

Questa eredità ha moltissimo da dire alla società di oggi, in particolare ai giovani, che rappresentano il target principale dell’anno degasperiano. La mostra che si inaugura il 20 agosto al Meeting per l’amicizia tra i popoli di Rimini, dal titolo Servus Inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio, costituisce, anche simbolicamente, il lancio di questo programma, che per oltre un anno si concretizzerà in un roadshow di eventi nelle principali città italiane e in alcune capitali straniere (Bruxelles, Parigi, Berlino, Washington) e in molte altre iniziative. Il 25 ottobre si terrà presso l’aula della Camera dei deputati una solenne commemorazione alla presenza del Presidente della Repubblica.

De Gasperi amò profondamente il proprio Paese. Dentro un percorso umano sempre illuminato da una fede profonda e trasparente, interpretò laicamente la propria azione politica, improntata al pragmatismo e al dialogo. In essa seppe praticare quella pazienza che riteneva una dote fondamentale del politico, ma anche la determinazione, la costanza, il rispetto per l’avversario, senza mai arretrare rispetto ai suoi valori di riferimento.

Ma è tutta la sua traiettoria umana e personale ad affascinare chi accosta questa figura ancora così viva e vitale, tanto profetica che alcuni suoi discorsi potrebbero sembrare scritti oggi.

Un esempio su tutti: considerava il progetto di Comunità Europea della Difesa come il passo decisivo per il futuro dell’Europa e, pochi giorni prima della morte, disse che, se questo non fosse stato realizzato, l’integrazione politica europea sarebbe stata rinviata di decenni. Purtroppo, la CED fallì e, a 70 anni di distanza, stiamo misurando le drammatiche conseguenze di quella mancata scelta.

La mostra prende il titolo da un passaggio di una commovente lettera dalla prigione del gennaio 1928 all’amico Giovanni Ciccolini, dove, riferendosi alla sua forzata inattività, scrive: “Ben t’accorgi da queste mie domande come nell’uomo d’azione ultimo a spegnersi è l’orgoglio di fare, e quanto mi pesi l’umiliazione di confessarmi servus inutilis. È una colpa? Certo non un elemento di perfezione, ma Dio mio, ne ho bisogno, ho bisogno di crederlo perché oramai tutta la mia struttura psichica era così ordinata ed attrezzata più per la funzione di Marta che di Maria”.

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