di Stefano Ferace
Il covid-19, virus sbarcato per la prima volta in Europa ormai più di un mese fa, sta colpendo in modo mostruoso i paesi del Mediterraneo, in particolar modo Italia e Spagna. La drammatica situazione sanitaria ci porta ad una situazione equivalente a livello economico che rischia di far collassare, oltre che il sistema sanitario nazionale, l’intero tessuto sociale.
Tutti i governi nazionali stanno cercando di adottare le misure necessarie per reggere l’urto da “lockdown”; manovre che, ovviamente, non saranno abbastanza. È chiaro a tutti che le nostre economie nazionali non sono in grado di sopportare da sole uno stop completo di tutte le attività in un lasso di tempo che va, via via allungandosi sempre più.
Il virus, oltre a mettere alla prova i vari sistemi sanitari ed economici nazionali, è certamente uno “stress test” cruciale per la Comunità Europea e per la sua tenuta, facendo risuonare in modo ancora più forte le parole degasperiane: “solo uniti saremo forti”.
Viviamo un momento storico in cui l’Europa è chiamata ad un salto di qualità, non bastano più dichiarazioni di unità a reti unificate come fatto dalla presidente Von der Leyen. Non è più sufficiente il “siamo tutti italiani”, la strada degli annunci solidali l’abbiamo già provata con il “siamo tutti charlie hebdo” e non è andata bene. Esattamente come nel caso terrorismo, l’Europa, se vuole avere ragione d’esistere, ha un disperato bisogno di mettere insieme all’unità formale una profonda convergenza sul piano sostanziale. A questo proposito, anche la Francia sembra aver capito che l’unica soluzione possibile sia l’agire comune, anche accentando differenze e dibattiti interni, piuttosto che un’unità di facciata che conduce all’immobilismo.
Il QE da 750 miliardi, annunciato dal Presidente della BCE, ha dato una prima risposta ai malumori dei paesi del mediterraneo abbassando gli spread nazionali. Ma la politica monetaria può solo comprare tempo alla politica di bilancio ed è, quindi, necessaria una risposta politica al virus. Durante l’ultimo consiglio europeo, alla chiamata dei presidenti Conte e Sanchez, i paesi del nord non hanno risposto, allungando l’agonia dei mercati e del popolo europeo di due settimane, momento in cui si riunirà per la seconda volta il consiglio europeo per dare risposta alla crisi. Appare sempre più chiaro che l’unica via per continuare a credere nel sogno dei padri fondatori di una Europa unita sia l’affrontare finalmente insieme questa enorme crisi.