di Luca Di Cesare
Dal 4 marzo il Dpcm ha decretato la chiusura delle università e delle scuole su tutto il territorio nazionale per far fronte alla pandemia dovuta al Covid-19, ciò non si è verificato neanche durante la Seconda guerra mondiale. Per questo, la Fondazione De Gasperi – da sempre vicina alle nuove generazioni – ritorna a prestare attenzione agli studenti universitari. Il Professore Raffaele Calabrò, Rettore del Campus Bio-Medico di Roma e Senior Fellow presso la Fondazione De Gasperi, risponde ad alcune domande ai nostri microfoni.
Professore, quali sono le iniziative prese dall’Università Campus Bio-Medico di Roma a seguito della grande emergenza sanitaria dovuta al nuovo Coronavirus?
Per fronteggiare tempestivamente l’emergenza Covid-19 garantendo il più possibile i servizi e l’attività didattica è stata istituita una task force in ambito Universitario, avendo come obiettivo la centralità dello studente e dei dipendenti. Nel rispetto dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri abbiamo sospeso le attività didattiche in presenza, i tirocini pre e post lauream degli studenti, le attività convegnistiche e congressuali e tutti gli eventi, e abbiamo contestualmente avviato le lezioni in diretta streaming e registrate da parte dei nostri docenti.
Anche i test di ammissione previsti, come quello per il corso di Medicine and Surgery in lingua inglese per il quale erano iscritti circa 500 candidati, sono stati rinviati, fatti salvi i test di ammissione per gli studenti esteri per i quali era già prevista una selezione a distanza. Gli studenti potranno seguire linee guida ad hoc per ridurre al minimo i disagi, mentre ai dipendenti dell’università sono state fornite tutte le indicazioni per proseguire serenamente il lavoro, attuando dove possibile lo smart working, utilizzando dispositivi di protezione individuale sul posto di lavoro o potendo utilizzare i giorni di ferie.
A tutti i dipendenti, specializzandi, studenti e volontari con sintomatologia di febbre, tosse o dispnea è stato messo a disposizione un ambulatorio open, tre giorni alla settimana, presso il quale sarà possibile effettuare una visita specialistica internistica e, a seconda dei casi e per disposizione del medico, eventuali approfondimenti diagnostici.
Essendo la nostra Università una realtà vocata alla formazione, alla ricerca e all’assistenza, il nostro Policlinico universitario sta continuando a erogare prestazioni sanitarie, processando i tamponi dell’Asl Roma 6 dei Castelli Romani, secondo l’organizzazione della Regione Lazio per il Covid-19, e assicurando – come struttura “non- Covid” assistenza a tutte quelle esigenze sanitarie non differibili, in piena sicurezza, accogliendo anche pazienti da altre strutture, in un gioco di squadra del Servizio Sanitario per garantire il diritto alla salute a chi ne ha bisogno e non può aspettare la fine dell’emergenza: dalle terapie oncologiche, per le quali è stato realizzato un percorso ad hoc che non incrocia altri flussi di pazienti, agli interventi di traumatologia, a quelli cardiochirurgici, solo per fare qualche esempio.
Sul piano della ricerca stiamo cercando di dare – anche in lavoro sinergico con i più autorevoli centri internazionali – il nostro contributo: siamo stati i primi a individuare la mutazione nel passaggio di specie dal pipistrello all’uomo e stiamo continuando a indagare le caratteristiche del virus, la modalità di diffusione e le possibili modalità di diagnosi precoce per sostenere lo straordinario lavoro che operatori sanitari e medici stanno facendo in tutti i Paesi investiti dal Covid-19. Abbiamo per esempio adottato – primi in Europa dopo l’esperienza di Wuhan in Cina – un sistema di intelligenza artificiale che consente in circa 20 secondi, partendo da una immagine di tc polmonare, di identificare se ci troviamo potenzialmente di fronte a un paziente contagiato dal nuovo virus o se si tratti di altra patologia. Questo lavoro su grandi quantità di dati ci aiuta a somministrare le cure efficaci in maniera tempestiva ed efficace ai pazienti non Covid e a isolare immediatamente quei soggetti che sono stati contagiati ma che ancora non lo sanno, contribuendo a interrompere i potenziali contatti infettivi.
In che maniera l’Università si sta attrezzando per far fronte alle esigenze degli studenti e dei docenti (didattica, tasse)?
Credo che questa emergenza, per quanto stia creando in tutti noi preoccupazioni e gravi danni al sistema Paese, debba essere vissuta, per quanto possibile, cogliendo quelle opportunità che possano fare dell’università un luogo di cultura sempre più accogliente e aperto, seppure da remoto. Solo per fare tre esempi stiamo mettendo a regime una didattica innovativa, con strumenti e risorse tecnologiche che potranno essere messe a disposizione dei nostri studenti anche a emergenza conclusa; puntiamo a creare una comunità più forte e più coesa all’interno del mondo accademico, così pieno di risorse preziose; infine vogliamo rafforzare il senso di comunità già presente tra studenti che passano ogni giorno molte ore negli spazi della nostra università, siamo e ci sentiamo una famiglia, e ancor di più nelle difficoltà, le famiglie devono stare unite. Ai nostri ragazzi, stiamo proponendo contenuti didattici e contenuti per aiutarli a crescere come persona.
L’Università Campus Bio-Medico di Roma organizzerà venerdì 20 marzo una prima sessione di laurea di Medicina e Chirurgia interamente a distanza, senza studenti in presenza, e saranno programmate le successive sessioni.
Una task force è al lavoro per offrire un efficace servizio di didattica a distanza collaborando con i docenti dell’ateneo con l’obiettivo di potenziare l’erogazione on line delle lezioni, mentre da questa settimana riprenderanno anche gli esami che saranno ovviamente eseguiti a distanza; in questo senso i docenti stanno lavorando per la conversione degli esami da scritti a orali, laddove possibile. Ognuno sta facendo la propria parte. Anche, per esempio, sulla donazione di sangue, abbiamo chiesto ai nostri studenti di fare la propria parte da cittadini consapevoli e con uno spiccato senso di comunità.
Le direttive emanate dal Governo, a suo avviso sono sufficienti o devono essere incrementate in qualche modo?
Seguiamo con grande attenzione l’evolversi della situazione e ci atteniamo strettamente alle regole del governo. Come ci dicono gli epidemiologi che stanno studiando l’evoluzione del contagio, dobbiamo proseguire nella direzione attuale, continuando a lavorare tutti insieme con senso di responsabilità per fronteggiare e poi debellare il virus, con un’azione unitaria che è giusto duri fino a che non saremo completamente fuori dall’emergenza, non solo a livello regionale o italiano ma europeo. Le grandi sfide del nostro tempo non riconoscono i confini e le frontiere imposte dall’uomo, e questa è la prima grande emergenza globale, alla quale dobbiamo rispondere con un approccio globale. È l’unica strada. Siamo consapevoli delle sfide che questa emergenza sta portando all’attenzione del Governo e dei presidenti di Regione e speriamo che, anche in questo caso, saremo in grado come Paese di cogliere le opportunità di miglioramento delle istituzioni e del sistema.
Concretamente, per rispondere alle esigenze delle famiglie e degli studenti di fronte all’emergenza Covid-19, l’Ateneo ha deciso di prorogare la scadenza del pagamento della rata prevista per il 13 marzo alla data del 29 maggio. Per chi è in procinto di laurearsi sanitario nazionale che questa emergenza ci sta indicando chiaramente. Penso al salto evolutivo che questa esperienza impone alla macchina amministrativa sul piano dell’erogazione dei servizi in digitale.
Questa situazione ci conferma, ahimè nel peggiore dei modi, tutti i limiti di un servizio sanitario articolato su 21 sistemi differenti e in larga parte praticamente indipendenti e la necessità invece di una cabina di regia per le strategie e lo sviluppo delle azioni che possono essere declinate sui singoli territori mediante autonomia operativa delle Regioni. Quel che stiamo vivendo oggi ci impone di effettuare una accurata rivalutazione e rimodulazione della distribuzione delle risorse sul territorio italiano perché il prezzo delle disuguaglianze che si sono sviluppate le paghiamo comunque tutti come Paese. La lezione che spero si possa apprendere da questa vicenda è che i fondi per la sanità non possono essere intesi come spesa ma vanno riconosciuti per quel che sono: un investimento. Senza questa consapevolezza si producono fragilità per il sistema in termini di persone, tecnologie, conoscenze. E anche se ci volessimo limitare a considerazioni di tipo ragionieristico, è del tutto evidente, oggi più che mai, che le conseguenze economiche e sociali sono e saranno infinitamente più gravose del mancato investimento.
Come valuta, infine, l’equiparazione della semplice laurea a titolo abilitante per l’esercizio immediato della professione?
La laurea in medicina che è diventata abilitante e permette ai neo-medici di entrare subito in servizio negli ospedali è un’ottima notizia. Il ministro Manfredi ha sottolineato come questo provvedimento accorci di diversi mesi la filiera professionale di queste figure di cui il sistema sanitario ha sempre più bisogno. Condividiamo la scelta del Governo sulla possibilità di utilizzare medici in formazione o che sarebbero dovuti andare in pensione, ma riteniamo che gli studenti non siano ancora preparati adeguatamente per affrontare questo momento così delicato. Non dimentichiamoci mai che la forza del Servizio sanitario nazionale italiano, nota e apprezzata in tutto il mondo, è data proprio dalla professionalità e dalla esperienza dei nostri professionisti, un’esperienza che non si può improvvisare nemmeno con la migliore formazione universitaria. È chiaro però che in questa emergenza ognuno farà la propria parte.