In uno scenario internazionale segnato dall’incertezza, dalla svolta delle elezioni americane e in un’Europa che cerca se stessa riscoprendosi sempre più fragile, si è tenuta a Monaco da pochi giorni la 53esima edizione della Conferenza per la Sicurezza. L’evento si svolge ogni anno e rappresenta un’occasione di dialogo su temi di politica internazionale. Quest’anno hanno partecipato alla Conferenza circa 80 ministri degli Esteri e della Difesa e 30 Capi di Stato.
I temi alla Conferenza – L’evento questa volta era forse più atteso rispetto agli altri anni perché la leader tedesca Angela Merkel ha incontrato per la prima volta il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence. È proprio l’intervento di quest’ultimo alla Conferenza che ha suscitato le più svariate reazioni e considerazioni. Pence, dopo l’intervento della Cancelliera tedesca, ha infatti dichiarato: “Per conto del Presidente Trump, vi garantisco che gli Stati Uniti sostengono con decisione la NATO e saranno irremovibili nei loro impegni verso gli alleati”.
L’ennesimo cambio di rotta sulla questione: solo un mese fa Trump, pur sottolineando l’importanza dell’alleanza, l’aveva definita “obsoleta” in quanto non si stava occupando del problema principale oggigiorno, cioè il terrorismo.
Gli Stati Uniti e la Nato – Tuttavia la vecchia dichiarazione di Trump e quella più recente di Pence convergono su un punto: entrambe infatti hanno confermato le richieste di maggior impegno economico per l’Alleanza. Il vicepresidente a Monaco ha precisato questo punto e accanto alle enunciazioni di principio non ha mancato di rimarcare che gli Stati Uniti si accollano circa il 70% del bilancio della NATO e che solo altri quattro paesi membri dell’Alleanza rispettano la spesa prevista per la difesa, fissata al 2% del PIL.
Pence inoltre ha tranquillizzato gli alleati europei, asserendo che gli Stati Uniti sono il loro più grande partner e dunque riallineandosi su posizioni più coerenti con la recente storia americana.
La Russia e la Nato – Questo riavvicinamento euro-americano si inserisce in realtà in un quadro più ampio, dal momento che Pence ha poi aggiunto qualche parola sui rapporti russo-americani in un altro passaggio: “Continueremo a richiamare la Russia alle sue responsabilità, anche se stiamo creando un nuovo terreno comune”. Il vicepresidente ha fatto un passo indietro rispetto alle promesse di Trump in politica estera.
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, dal canto suo, ha invece usato parole forti per la NATO, definendola un’istituzione della guerra fredda, un conflitto mai davvero superato. La dimostrazione di ciò sta, secondo il ministro russo, proprio nelle dichiarazioni di molti politici alla Conferenza di Monaco.
Mosca tende dunque una mano semi-tesa alla Casa Bianca, dichiarando la necessità di rapporti pragmatici, basati sul rispetto reciproco, con gli Stati Uniti.
Una tegola per i rapporti pragmatici – Intanto solo cinque giorni prima dell’inizio dei lavori di Monaco, l’amministrazione Trump riceveva un altro brutto colpo. Il 13 febbraio infatti Michael Flynn, Consigliere per la sicurezza nazionale e principale sostenitore della necessità di un riavvicinamento a Mosca, si è dimesso dal suo incarico in seguito allo scandalo pubblicato sul Washington Post.
Flynn aveva discusso delle sanzioni approvate da Obama contro la Russia prima di prestare giuramento come membro del governo, quando era privato cittadino, promettendo che sarebbero state rimosse dall’amministrazione Trump e commettendo così un reato. I contatti sarebbero avvenuti tra Flynn e Sergej Kisljak, ambasciatore russo a Washington.
Gli altri membri del governo si dichiarano all’oscuro di tutto questo, ma a quanto sembra l’FBI sta già indagando per sapere se quantomeno Trump o Pence sapessero dei contatti di Flynn con la Russia.
Simone Stellato