Se qualcuno pensa che l’Islam sia una religione ferma, impassibile di fronte all’avanzare della modernità, si sbaglia. La sponda occidentale del Nord Africa è viva e riflette un percorso di modernizzazione tutto interno alla religione del profeta Maometto. Alcuni giorni fa il Consiglio superiore degli Ulema del Regno del Marocco attraverso una fatwa (responso legale) intitolata “La via degli eruditi”, ha rinnegato la pena capitale nel caso di apostasia (riddah), ovvero nel caso di ripudio dell’Islam da parte di un musulmano.
Eliminando il crimine di apostasia, gli eruditi marocchini permettono a chiunque di abbandonare l’Islam senza che ciò comporti la pena capitale, come invece ancora accade in altri paesi. Essi, inoltre, hanno evidenziato che “The most accurate understanding, and the most consistent with the Islamic legislation and the practical way of the Prophet, peace be upon him, is that the killing of the apostate is meant for the traitor of the group, the one disclosing secrets, […] the equivalent of treason in international law”.
L’apostasia, così come enunciata nei testi sacri, consisterebbe secondo gli ulema marocchini in apostasia politica, ripercorrendo alcune interpretazioni dottrinali malichite. Essa, dunque, equivarrebbe all’alto tradimento, condannato anche da molte carte costituzionali occidentali.
Per questo motivo l’interpretazione viene considerata dagli stessi ulema più islamicamente corretta e non rappresentante una bid’ah, termine utilizzato per indicare un rinnovamento eterodosso.
Se la decisione proveniente dal Marocco non cambia nulla a livello normativo poiché l’apostasia non è un reato, certamente la fatwa porta a termine un processo di riforma che nella sponda occidentale nordafricana ha rivoluzionato il Paese e posto le basi per una riflessione interna all’Islam.
Dopo aver condannato gli attentati compiuti in nome di Allah e aver riformato nel 2004 il codice di statuto personale, Mudawana, il Regno del Marocco apre la strada ad una riforma del credo islamico lanciando forti segnali contro le fin troppo ristrette interpretazioni del testo coranico.
A conferma del clima, l’Ambasciatore marocchino in Italia, Hassan Abouyoub, ai microfoni di Radio Radicale ha evidenziato che, nonostante non sia corretto parlare di rivoluzione, siamo all’interno di “un processo storico chiaro, di serenità assoluta”.
Le recenti fatwa degli ulema marocchini e il processo riformista del Re Muhammad VI sono chiari, e portano ad una altrettanto chiara linea di demarcazione che distingue da una parte i moderati musulmani che hanno scelto la convivenza fra le religioni, e dall’altra i fondamentalisti pronti ad una eterna jihad contro un mondo che, insieme, avanza. La svolta marocchina potrebbe realmente rappresentare, come già ricordato da Federico Guiglia, un grande passo per l’umanità e non solo per l’uomo.
Nicola Bressan