Mark Pfeifle | Foreign Policy | 7 Ottobre 2016
L’Ucraina sembra scomparsa dalla coscienza nazionale americana, come altri – anche più recenti e molto più spettacolari – fiaschi di politica estera (Siria, Libia e lo stato islamico).
La maggior parte degli americani ha del tutto dimenticato l’invasione russa della Crimea nel 2014, e almeno un candidato presidenziale americano sembra disposto a perdonare tutto. Tuttavia, i russi occupano ancora la Crimea, e i ribelli filo-russi, supportati da militari russi, controllano gran parte di due province orientali del paese: Donetsk e Lugansk. La Russia sta inoltre implementando una massiccia forza militare lungo i confini dell’Ucraina.
I politici filo-russi, come Alexander Medvedchuk e il primo ministro russo Dmitry Medvedev, occupano ancora posizioni di potere a Kiev, e inoltre c’è la corruzione, del tipo più sistemico e onnipresente, che l’amministrazione Obama ha individuato come una delle principali minacce per lo stato ucraino.
Ma la stessa amministrazione Obama preferisce una combinazione prudente di sanzioni economiche contro la Russia e il sostegno economico per il governo ucraino a Kiev. Un delicato approccio “carota-e-bastone” che non ha funzionato, e la questione Ucraina rischia così di peggiorare la crisi dei rapporti tra Mosca e Washington.
Dalla sua indipendenza dall’ex Unione Sovietica, nel 1991, l’Ucraina è una cleptocrazia. La sua storia politica è particolarissima, con un leader eletto dal popolo cacciato dal paese in una rivolta popolare, un altro sospettato di omicidio, e il terzo accusato per le istituzioni indebolite e le opportunità perdute.
Tra i milioni di documenti trapelati dallo studio legale Mossack Fonseca lo scorso aprile, è comparso anche il presidente Petro Poroshenko, occupato nella registrazione di conti offshore mentre le sue truppe si stavano ritirando da una delle più sanguinose sconfitte della guerra.
Poroshenko è il leader più ricco d’Europa secondo Forbes, e nonostante le sue promesse di “incorporare nuove tradizioni” e di svendere i suoi beni, a conti fatti non ha venduto nulla. In realtà, egli è stato l’unico dei ricchi uomini d’affari ucraini a vedere il suo valore netto effettivamente aumentare nel 2015, a 858.000.000 $. Ha cancellato la linea sottile che una volta esisteva tra affari e politica in Ucraina. Ora, però, l’acquisizione post-elettorale di Leshchenko di abitazioni di lusso ha attirato l’attenzione dell’Agenzia anticorruzione dell’Ucraina, un organo di indagine istituito sotto la spinta degli Stati Uniti.
Recenti studi hanno rivelato che le spese di Leshchenko per partecipare ai forum internazionali sono stati pagati dall’oligarca Viktor Pinchuk, contribuente della Fondazione Clinton con 8,6 milioni di dollari.
Nel frattempo, il prossimo Presidente troverà sicuramente l’Ucraina assediata da tutti i lati da truppe russe e ribelli filo-russi, con in aggiunta la corruzione dilagante che sta distruggendo l’Ucraina dall’interno. Il nuovo Presidente dovrà imparare a distinguere i veri riformatori dell’Ucraina da chi ha fatto crociate contro la corruzione in favore di un business redditizio, ed essere in grado di distinguere l’azione reale da parole vuote. In caso contrario, i due decenni e mezzo dell’esperimento dell’indipendenza ucraina potranno evaporare completamente.
Sintesi e traduzione di Giada Martemucci